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venerdì 15 dicembre 2017

STAR WARS VIII-GLI ULTIMI JEDI

di Matteo Marescalco

Celluloid heroes never really die?, ci si chiedeva in occasione dell'uscita de Il Risveglio della Forza, rilancio in pompa magna del franchise di Star Wars, affidato a J.J. Abrams, probabilmente il regista che, meglio di tutti, ha saputo emulare la logica di entertainment, sentimenti e narrazione tipica dei film di Steven Spielberg. Il risultato è consistito nella realizzazione di un prodotto che guardava con sguardo nostalgico all'universo di George Lucas, proponendosi l'inevitabile obiettivo di svecchiarlo (e di introdurre nuovi membri nel cast) per puntare alle più ampie masse di giovani.
 
Più e più volte viene dichiarata durante Gli ultimi Jedi la necessità di un rinnovamento. I Padri vanno rispettati ma ucciderli per cercare il nuovo è un bisogno ineludibile. L'intero conflitto che dilania il personaggio di Kylo Ren è basato su quest'assunto: come distinguersi dai propri padri per dar corso ad una nuova era? E, più di ogni altra cosa, come resistere al Lato Chiaro della Forza? Tutto ciò avviene in un contesto in cui le situazioni narrative si affastellano una dietro l'altra (Luke Skywalker non ne vuole sapere di tornare in campo per aiutare i membri della resistenza e rifiuta di dare ascolto a Rey; il Primo Ordine si prepara a lanciare l'ultimo attacco agli ultimi partecipanti alla resistenza; un manipolo di eroi cerca un personaggio fondamentale per un attacco a sorpresa alle navi imperiali) e non lasciano un attimo di respiro allo spettatore. 

Tuttavia, se i pensieri e i dialoghi tra i personaggi spingono verso la direzione della rifondazione e del rinnovamento, viceversa, le immagini dicono esattamente l'opposto. Se Il Risveglio della Forza omaggiava e recuperava con nostalgia un universo che questo secondo episodio avrebbe dovuto rifondare, Gli Ultimi Jedi non riesce a creare un minimo scarto nei confronti dell'immaginario di partenza, adagiandosi su scelte visive piatte ed obsolete, superando di slancio il fervore nostalgico dell'episodio di partenza per abbracciare un mood stantio. La contraddizione visibile è tra ciò che viene dichiarato e quanto viene, invece, mostrato, mai in grado di rimuovere la patina industriale (nell'accezione negativa del termine) della filiera di Star Wars. Le battute a raffica e l'ironia scalfiscono l'epica del mito, avvicinando l'universo di George Lucas a quello degli eroi Marvel.
 
L'operazione di Rian Johnson non è da buttare e può considerarsi riuscita a metà. Da un lato, può
definirsi pienamente consapevole del nuovo corso da intraprendere. Dall'altro, non sa bene che forma attribuirgli. Attendiamo con trepidazione il terzo episodio, in uscita tra due anni. Allora, tireremo le somme con maggiore consapevolezza. 

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