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domenica 24 dicembre 2017

COCO

di Matteo Marescalco

L'obbligo di questo Natale sarà quello di portare i più piccoli al cinema a vedere Coco, l'ultima fatica Pixar. Una robusta narrazione è più che sufficiente a conquistare completamente la fiducia degli spettatori più giovani. Un racconto intessuto di colpi di scena e dotato della straordinaria capacità di far commuovere, e quindi di smuovere l'animo della platea, sottolinea tutta la propria competenza a coinvolgere l'emotività e ad innestare quanto narrato nella mente e, soprattutto, nel cuore. 

Nel Messico contemporaneo, Miguel è un ragazzino con il grande sogno di diventare musicista. Tuttavia, fa parte di una famiglia che, da svariate generazioni, si occupa della produzione di scarpe. E quello sarà anche il destino di Miguel, ostacolato dai suoi cari anche perchè la musica è stata bandita dalla sua famiglia, da quando la trisavola Imelda fu abbandonata dal marito chitarrista e costretta a crescere da sola la piccola Coco, adesso anziana ed inferma nonna di Miguel. Durante il Dia de Los Muertos, però, il ragazzino, stanco di dover rispettare quel divieto, ruba una chitarra da un sepolcro e si ritrova ad oltrepassare magicamente il ponte tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Miguel sarà catapultato in un universo parallelo di colori arancionati ed organizzato come la mente di Inside Out. L'incontro con il truffaldino Hector lo porterà a stretto contatto con un'impensabile verità sulla sua famiglia. 

Il fatto che Coco esplori il grande rimosso della cultura occidentale, ovvero l'idea della morte, si aggiunge al coraggio che ha portato la Pixar ad "uccidere" uno dei personaggi principali già nel prologo di Up e a realizzare un film animato principalmente per bambini praticamente muto come WALL-E. A differenza del villaggio cui appartiene, Miguel, nel suo viaggio reale, compie un percorso attingibile all'interno del mondo dei morti, dove a narrare di ricordi e di memoria sarà proprio l'oltretomba coloratissimo. Coco parla di vita e di morte, dell'importanza del ricordo e della memoria ma anche della necessaria esigenza di bilanciare passioni individuale ed organizzazione collettiva, nell'ambito di tradizioni ed usi che non vengano mai trattati come semplici legacci ed imposizioni ma semplicemente come background all'interno del quale crescere e sviluppare il rispetto per gli altri. Insomma, tenendo quindi in considerazione millenari costumi e spinta alla modernizzazione culturale. 

E, ancora una volta, come in Up e in Toy Story, a farla da padrone è soprattutto il mistero del tempo che passa, la necessità di evolversi e di cambiare, grazie alla forza di amore e sentimenti che, nel caso della Pixar, non sono mai deboli ricette astratte ma sentimenti puri da cercare e conquistare affrontando un percorso classico irto di difficoltà e traumi. Con la certezza, però, dell'affetto delle persone a noi più care.

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