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lunedì 11 settembre 2017

CARS 3

di Matteo Marescalco

John Lasseter e co. riportano nuovamente in pista Saetta McQueen, amato protagonista della saga di Cars, giunta al terzo episodio. In un ideale ritorno alle origini e agli affetti più cari, Saetta si trova ad affrontare uno dei suoi più temuti spauracchi: la sconfitta. La tecnologia digitale (programmi di training virtuali, assistenti digitali e tapis roulant elettronici) ha reso le auto in gara molto più competitive e McQueen ed il suo team, ultimo retaggio del mondo analogico (o, meglio ancora, di una prototecnologia digitale) non sono riusciti ad adeguarsi ai nuovi standard di velocità. Battuto da Jackson Storm, Saetta inizia a dubitare sulla propria identità e sulle sue capacità di auto da corsa. Torna così a Radiator Springs, bisognoso dei consigli del suo mentore Doc Hudson e dell'amicizia di Cricchetto e Sally. Tra i nuovi alleati, si situa anche Cruz Ramirez, motivatrice ed allenatrice che ha messo di lato il sogno di diventare pilota per dedicarsi al training di auto da corsa.
 
Indubbiamente, Cars 3 è uno dei prodotti minori creati dagli studi Pixar. L'intera saga non è mai riuscita a penetrare il cuore dei cinefili allo stesso modo dei restanti film della casa di animazione digitale americana. Saetta McQueen viene rilanciato in un agone d'animazione ben più ricco degli anni precedenti. La Illumination e la Walt Disney hanno iniziato a sfornare film in grado di competere con i migliori prodotti Pixar. Il sentimento di accerchiamento si manifesta in questo terzo episodio della saga di Cars, che ha nella classica tematica del rapporto allievo-maestro il cuore pulsante della propria narrazione. Come la macchina cinematografica prova ad adeguarsi alle più recenti innovazioni tecnologiche, bilanciando gli innesti digitali con una ossatura narrativa classica, allo stesso modo Steve McQueen deve riflettere sul mutato scenario. Fare largo ai giovani ed accettare l'età che avanza o tornare a mettersi in gioco a costo di fare brutte figure?
 
Cars 3 è il perfetto compimento di una saga sottotono, dedicata ancora una volta al sentimento dello scorrere del tempo e delle conseguenze che provoca sulle esistenze dei personaggi che entrano in ballo nei vari racconti. Brian Fee confeziona un prodotto misurato ed equilibrato, rivolto ancora una volta a grandi e piccini, ma privo di particolari guizzi narrativi che evitano di innalzarlo nell'olimpo dei film d'animazione Pixar.

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